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Regolamento REACH e lotta alle microplastiche: l'Unione Europea attua le restrizioni su microgranuli e glitter sciolti - Professional Academy

Regolamento REACH e lotta alle microplastiche: l’Unione Europea attua le restrizioni su microgranuli e glitter sciolti



La lotta alle microplastiche, una delle più importanti e “sentite” tematiche ambientali di questi anni a livello globale, ha portato l’Unione Europea a introdurre, a partire dal 17 ottobre 2023, una nuova restrizione (la n. 78) nel contesto del Regolamento CE 1907/2006, altrimenti denominato Regolamento REACH, con particolare riferimento a microgranuli e glitter sciolti.

Si tratta di una novità importante, poiché va a coinvolgere – o meglio, a prendere di mira – tutte le particelle di polimeri sintetici inferiori ai cinque millimetri che risultino inorganiche, insolubili e resistenti alla degradazione. In sostanza, la restrizione interessa l’immissione sul mercato, e dunque al consumo, di quelle tipologie di prodotti che contengono microparticelle di polimeri sintetici, ovvero le microplastiche, non biodegradabili e non solubili.

Da tempo l’Unione Europea ha iniziato un’opera di contrasto alle microplastiche, tra i principali fattori di inquinamento delle acque marine. L’obiettivo, come proposto dalla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo, è di ridurre del 50% entro il 2030 l’utilizzo di pesticidi chimici, tra i maggiori responsabili del proliferare delle microparticelle di polimeri sintetici. Un discorso analogo vale per i pesticidi d’importazione, vale a dire di provenienza extra-europea, i quali dovranno sottostare ai medesimi requisiti per poter circolare ed essere immessi sul mercato comunitario.

L’argomento è ampio e abbraccia il settore primario (sostanzialmente l’agricoltura), le acque di scarico e in ultima analisi quelle del mare, destinazione finale delle microplastiche, che spesso finiscono all’interno degli organismi marini quali i pesci, e infine – altrettanto spesso – nel corpo umano. Il principio-guida dell’Unione Europea è: chi sbaglia paga. L’obiettivo è quindi quello di sanzionare chi non si adegua e inquina, comminando sanzioni in modo proporzionale rispetto al numero di persone coinvolte dall’inquinamento, pertanto maggiormente onerose per le grandi aziende.

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